progetti il M.A.U.MI.

M.A.U.Mi. è il primo Museo di Arte Urbana sulle Migrazioni che vuole ricostruire la storia delle migrazioni fondativa dell’identità della città di Roma attraverso opere di Arte Urbana. 
Il museo sorge all’interno di Casa Scalabrini 634, una casa di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo che promuove la cultura dell’incontro, dell’accoglienza e dell’integrazione tra rifugiati, migranti e la comunità locale.
Il  progetto è promosso dall’Ecomuseo Casilino in collaborazione con l’Agenzia Scalabriniana per lo Sviluppo e la Cooperazione e lo CSER (Centro Studi Emigrazione Roma).

Le opere ci accompagnano in un excursus cronologico dalla fondazione della città di Roma ai giorni nostri e ci raccontano il fenomeno migratorio a Roma e nel territorio dell’ Ecomuseo Casilino. Le opere mettono l’accento sull’importanza dei migranti nella nostra città senza i quali non sarebbero mai avvenute grandi rivoluzioni storico-religiose, non si sarebbero realizzate meravigliose opere d’arte e non ci sarebbe stata l’intercultura del nostro territorio!

Accanto alle opere di Verlato, Diavù, Croma e Mr Klevra, con la curatela di David Vecchiato e M.U.R.O., ci sono quattro opere realizzate da Simone tsoDaniele Tozzi, Ale Senso e Gio Pistone con la curatela di Muri Lab.

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“Senza di voi” di Simone tso

Simone Montozzi, in arte Simone tso, grafico e fumettista romano affronta il tema della Roma moderna e dell’importanza che ha avuto lo “straniero” nell’arricchimento culturale e artistico della città.
Siamo nell’epoca moderna (1492-1815) e Roma vivrà, in tutti e quattro i secoli, diversi fermenti culturali; artisti provenienti da ogni parte di quello che possiamo ancora chiamare soltanto Stivale si riversano nella capitale dello Stato della Chiesa in cerca di una commissione. In questo periodo vengono realizzate alcune delle opere che sono ancora oggi indissolubilmente legate al volto dell’Urbe, ma che nascondono in realtà una mano “straniera” ossia al di fuori dello Stato Pontificio.
Simone Tso fotografa quella Roma attraverso una mappa del centro storico che, di primo acchito, risulta perfettamente riconoscibile: la presenza del tridente, del corso del Tevere e il Colosseo non lasciano dubbi. Tuttavia la mappa, che non vuole essere una ricostruzione dettagliata ed esatta del tempo storico trattato, pone una domanda molto chiara: e se mancasse  ciò che era di mano “straniera”?
Guardando più a fondo si notano delle mancanze, dei “buchi” nel tessuto urbano riempiti da macchie di colore verde che, come in un viaggio visionario e ancestrale, rappresentano dei… dinosauri! L’animale con effetto straniante e surreale serve a convogliare l’attenzione dello spettatore proprio su quelle mancanze. Infatti i dinosauri occupano proprio il posto di monumenti che, senza l’intervento dell’artista o della committenza straniera, non sarebbero mai esistiti. A cominciare da piazza del Campidoglio disegnata da Michelangelo (Repubblica di Firenze), la chiesa di Trinità dei Monti voluta dal re di Francia Carlo VIII, palazzo Venezia costruito da papa Paolo II (Repubblica di Venezia ) e ancora piazza del Popolo, sant’Ivo alla Sapienza, santa Maria Maggiore e alcune sezioni del palazzo del Quirinale.
Dunque è così che saremmo noi senza di loro, semplicemente non saremmo più noi ma soltanto come dei dinosauri senza altra occupazione che distruggere la nostra identità.

“Segni di passaggio” di Daniele Tozzi

Segni di appartenenza ad una comunità. Tracce di un passaggio.
Da secoli abitanti del territorio e viaggiatori hanno esplorato i cuniculi delle catacombe dei SS. Marcellino e Pietro lasciando un’attestazione della loro presenza, incidendo o scrivendo i propri nomi rafforzando la loro identità, la loro storia e il loro passaggio.
Questo palinsesto di umanità è stato ricreato sulla parete del M.A.U.Mi con diversi tratti, strumenti e colori dall’artista Daniele Tozzi, chiamato a rappresentare l’epoca moderna nel territorio di Tor Pignattara. Sono presenti non solo nomi reali di persone che hanno frequentato le catacombe, ma anche di coloro che stanno lasciando il proprio segno nel quartiere, rendendolo luogo di migrazioni e accoglienza.
Su questo sfondo così evocativo emerge uno sgargiante animale simbolo di eternità e presente nelle catacombe, il pavone, realizzato con la tecnica artistica che contraddistingue l’artista: il calligramma. L’immagine del pavone è infatti interamente composta e costruita da una frase: “Sembra esserci nell’uomo, come nell’uccello, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove”di Marguerite Yourcenar , scrittrice franco-belga.
Una necessità insita da sempre nell’uomo di trovare luoghi accoglienti e sicuri per poter vivere, sfidando avversità e rischi, cercando nuove opportunità.
Daniele Tozzi ha iniziato ad utilizzare gli spray e colori creando graffiti, giocando con le lettere fin dalle sue prime esperienze creative. Dopo una formazione come grafico allo IED, Istituto Europeo del Design, ha sperimentato diversi strumenti e tecniche che hanno reso inconfondibile il suo stile.

“Prospettive altre” di Ale Senso

Alessandra Sensini racconta la Roma contemporanea. Una città scissa in cui convivono due realtà molto distanti ma strettamente collegate tra loro e dipendenti fortemente una dall’altra. 
Una moltitudine di esseri colorati, identificati solo da simboli che rappresentano il loro lavoro, sostiene di fatto la città: una Roma monocromatica in cui gli abitanti, quasi degli automi, vagano distrattamente. Non si rendono conto che quella in cui vivono non è la perfezione, non si rendono conto del peso che mettono sulle spalle di altri. 
Roma mostra la bellezza di alcuni suoi monumenti del passato e del presente – il Gazometro, piazza del Campidoglio, il centro congressi la Nuvola, il ponte della Musica – in cui l’artista ha volutamente inserito dei particolari sbagliati. Sono evidenti, sono riconoscibili ma non sono perfetti, a ben guardare c’è qualcosa che non va nel mondo di sopra. 
Ale Senso, così si firma l’artista da quando giovanissima tra Bergamo e Milano è entrata nel mondo della Street art, ha dipinto con i suoi pennelli, con infinita pazienza e precisione un mural che è allo stesso tempo un grande quadro. Dimostra infatti la sua esperienza e formazione accademica, oltre ad essere un’opera di grande impatto e carica di significato. Questa sua sensibilità artistica e la capacità di rendere efficace un messaggio, propria dell’arte urbana, è stata la scelta perfetta per raffigurare la presenza delle numerose comunità straniere a Roma, la loro importanza e necessità ma anche lo sfruttamento che ne deriva.

“Nuwa – Bella Fanciulla” di Gio Pistone

Gio Pistone e’ l’artista romana, di fama internazionale, che restituisce nella sua opera  la contemporaneità migratoria di Tor Pignattara. 
Partendo dal presupposto di Bettelheim che “La fiaba è anche oggi lo strumento di incontro con l’altro, spazio di condivisione e costruzione di significati” è attraverso le fiabe e i racconti  mitologici che l’artista racconta le sfaccettature delle comunità migranti.
I suoi soggetti preferiti sono figure di fantasia dai colori forti tra l’onirico e il mostruoso che sono il suo metro per rappresentare la diversità. 
Nell’opera per il M.A.U.MI è uno il mostro composito che  incarna alcune delle leggende e fiabe delle etnie che maggiormente popolano il territorio dell’Ecomuseo oggi: la comunità Filippina, Romena, Cinese e Bangladesh. 
La cavaliera NuWa è la divinità femminile della creazione ed ha testa umana e corpo animale e’ la creatrice degli esseri umani nella mitologia Cinese. Qui si fonde con altri personaggi, un incrocio tra  la Dea Durga della mitologia Bengalese, rappresentata con  più mani a cavallo di un leone e la lancia,  e Fat- Frumos,  una sorta di “principe azzurro” rumeno che è protagonista di varie fiabe tradizionali. Nel corpo si snodano varie citazioni di fiabe: NuWa che crea gli uomini dal fango, la lepre furba del Bangladesh, Baconaua dalle Filippine, drago dal corpo di squalo con la bocca grande come un lago che ingoia il sole e l’Aswang Filippino, figura in parte femminile in parte vampiro.